BIRRIFICIO FLEGREO

Chiara Bolognino, laureata in Conservazione dei Beni Culturali, dopo aver girato l’Italia come restauratrice, decide di avviare un’attività imprenditoriale nella sua terra.

Da sempre grandissima appassionata di birra, nel 2012, ottenuto un finanziamento all’imprenditoria giovanile, apre a Scafati il microbirrificio Lady B. Per tre anni, l’attività principale, quindi, è stata produrre un proprio marchio di birra artigianale da vendere all’ingrosso.

Nel 2015, verificatesi le condizioni per avvicinarsi ulteriormente al proprio territorio, Chiara sposta l’attività di produzione a Napoli, più precisamente nel quartiere di Bagnoli, dove è nata.

Nel 2016, chiude la “Lady B” e, in società con il suo amico Peppe Fiorillo, già titolare di altri locali, nonché affermato bartender napoletano, avvia il progetto “Birrificio Flegreo”.

L’attività ora prevede un laboratorio non più solo per la produzione all’ingrosso, bensì anche l’apertura di un locale di mescita che, giorno dopo giorno, è sempre più punto di riferimento di appassionati di birra e buona musica; cosa rara in un quartiere rinomato prevalentemente per le pizzerie ed i ristoranti.

La produzione del Birrificio Flegreo si basa su quattro tipologie fisse (la “80124”, la “10”, la “Kumata”, la “Waiassen”), più altre stagionali che variano, alternandosi, nel corso dell’anno. Un’oculata strategia di marketing sta facendo sì che, la birra prodotta non venga distribuita solo nel proprio locale, ma rifornisca in misura sempre maggiore diversi pub campani ed italiani.

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Il progetto prevede, non solo nel nome della società, ma anche nel prodotto, una netta identificazione col territorio; le quattro birre cardine, non a caso, sono la “80124”, come il CAP di Bagnoli, la “Kumata”, chiaro il riferimento alla sibilla Cumana, la “Waiassen”, tipica figura “sopra le righe” femminile napoletana e la “10”, la cui spiegazione sarebbe un’offesa all’intelligenza del lettore…….. parliamo di un birrificio partenopeo…… pertanto….

Oltre alla qualità della birra, grande attenzione è stata fatta alla ricerca grafica delle etichette con l‘ideazione del logo perfetto per ogni nome (quello della Waiassen è il preferito dello scrivente…).

Il “Birrificio Flegreo” è fautore del “km 0”, pertanto, oltre che la birra e le bevande tipiche di una birreria, i clienti hanno l’opportunità di mangiare gustando stuzzicherie e pietanze, dal panino alla parmigiana, sempre più tipiche del territorio.

Chiara e Peppe sono soltanto al principio del loro progetto; il passo successivo prevede l’utilizzo di luppolo coltivato in terra flegrea che permetta la creazione di una birra al 100% partenopea da affiancare alle già numerosissime eccellenze Campane.

Oltre all’attività principale, Chiara ha diversi impegni: ospita corsi di “Homebrewing” su come fare la birra tra le mura domestiche, mette a disposizione il suo locale per corsi di degustazione organizzati da UNIONBIRRAI e collabora con l’Istituto Alberghiero svolgendo attività didattiche, presso il suo laboratorio/birrificio, per gli studenti, insegnando loro come si produce la birra.

Chiara è uno dei tantissimi esempi tangibili che, con l’impegno e la passione, è possibile fare impresa ad altissimi livelli anche al sud.

E’ troppo tardi per il fatidico “in bocca al lupo”: ormai è già un successo.

Pasquale Rovito

Foto di Gabriella Alinei

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