FESTIVAL DI NAPOLI 1967

Festival della Canzone Napoletana

«Il mio racconto» – 15^Edizione

-1967-

Siamo negli anni della ribellione, con il vento del ’68 che soffia alle porte. A Sanremo è in corso il Festival della Canzone Italiana che entrerà nelle cronache anche per la tragedia che vede protagonista il cantante Luigi Tenco, toltosi la vita in un albergo, poche ore dopo che la sua canzone “Ciao amore ciao” era stata eliminata dal Festival. Tre mesi dopo un altro lutto sconvolge l’opinione pubblica: il 15 Aprile, a Roma, all’età di 69 anni  muore per un infarto il grande Totò. Il “Principe del sorriso”, era nato a Napoli nel rione Sanità. I suoi funerali, alla Basilica del Carmine Maggiore in piazza Mercato a Napoli, sono rimasti nella storia per il gran numero di persone accorse ad attribuirgli l’ultimo grande applauso. Fu protagonista di circa 100 film che ancora oggi conseguono un grande successo. Altro importante evento per i cronisti a caccia di notizie scandalistiche, fu il fidanzamento tra due divi della canzone Italiana, Teddy Reno e Rita Pavone. La cosa suscitò scalpore solo per il fatto che la simpatica “pel di carota” aveva qualche anno in meno del suo amato Teddy. I due si sposeranno a discapito anche di quelli che non avrebbero scommesso una lira sulla durata della loro unione che, ancora oggi resiste. Ma torniamo a Napoli e al suo Festival della Canzone.

I due Enti organizzatori dell’evento, (Ente per la Canzone Napoletana ed Ente Salvatore Di Giacomo), a caccia di novità (forse anche di natura economica), apportarono radicali cambiamenti alla manifestazione, a partire dalla “location”: infatti, per la prima volta nella sua storia, il Festival della Canzone Napoletana abbandonerà i siti storici dei Teatri Mediterraneo e Politeama, per diventare itinerante. Questo il calendario:la prima serata, quella del 13 Luglio, si svolgerà al Parco dei Principi di Sorrento; la seconda serata, quella del 14 Luglio, si terrà a Punta Molino – Ischia – e per la terza ed ultima serata, quella del 15 Luglio, invece, si ritornerà Napoli nella Villa Floridiana (al Vomero). Altro importante e radicale cambiamento apportato dagli organizzatori, fu l’eliminazione delle orchestre, poiché fu introdotto per la prima volta e fortunatamente l’ultima, il “Play Back Integrale” delle canzoni, che creò non pochi problemi di adattamento ai cantanti in gara.

Le tre serate furono presentate da Corrado, Daniele Piombi e Renato Tagliani. Altra nota importante e inaspettata per questa edizione, fu quella della assenza di grosse polemiche che avevano animato e caratterizzato, prima e dopo la gara, le precedenti edizioni. Vinse questa quindicesima edizione, la canzone ’O MATUSA, di Salvatore Palomba ed Eduardo Alfieri, cantata da Nino Taranto (trionfatore di questa edizione) e dal complesso I Balordi; al secondo posto si riscontrò un ex-aequo tra le canzoni ’A PRUTESTA, di Moxedano e Sorrentino, cantata da Nino Taranto e Gloria Christian e ’O VESUVIO, di Rodolfo Gigli e Domenico Modugno, cantata dallo stesso Domenico Modugno e da Sergio Bruni. Terza classificata, invece, fu PULECENELLA ’O CORE ’E NAPULE, di Raffaele Paliotti, Palmieri e Domenico Pirozzi, cantata da Aurelio Fierro e Maria Paris. Tra le canzoni finaliste ebbero un buon successo di pubblico FREVA ’E GELUSIA, di Alfonso Chiarazzo e Salvatore Palligiano, cantata da Maria Paris e Mario Merola; CASARELLA ’E PISCATORE, di Luigi Cioffi, Giovanni Marigliano ed Enrico Buonafede, interpretata da Mario Trevi e Gloria Christian; ALLEGRETTO MA NON TROPPO, di Vincenzo De Crescenzo e Vincenzo D’Annibale, cantata da Mario Abbate e Mario Merola e MIA,di Salvatore Grotta e  Sergio Bruni, cantata da Robertino e dall’autore della musica Sergio Bruni. Archiviate parole e musica di questa edizione del Festival della Canzone Napoletana, il 1967, nel mese di ottobre, farà registrare un evento luttuoso che coinvolgerà emotivamente l’opinione pubblica Italiana e in modo particolare il mondo del calcio, per la morte a soli 24 anni del singolare calciatore del Torino Gigi Meroni, travolto da un’auto mentre attraversava la strada.

Da ricordare, per finire, il primo trapianto di cuore effettuato dal chirurgo Sudafricano Christian Barnard.

Il racconto delle canzoni:

’O MATUSA: Il grande e non dimenticato artista Nino Taranto si presentò come cantante in questa edizione del Festival, dopo le due apparizioni come presentatore e dopo l’intervento come ospite d’onore nella tredicesima edizione. Fu un trionfo; le due canzoni che presentò si classificarono ai primi due posti. Una di queste fu ’O MATUSA, una canzone ispirata da un neologismo di moda, che i giovani avevano creato per indicare i non più giovanissimi o quelle persone che secondo il loro modo di pensare, non si erano adeguate ai tempi.  

’A PRUTESTA: Canzone seconda classificata nella interpretazione di Nino Taranto e Gloria Christian. Una leggera canzone di contro protesta, ispirata dagli eventi di dissenso che in quel periodo si manifestavano in tutto il paese. In particolar modo il testo ironizza con i tanti “beat”, invitandoli ironicamente a tagliarsi i capelli e ad abbandonare le rumorose chitarre elettriche in luogo di un mandolino, sicuramente più romantico e meno strepitante.

’O VESUVIO: In questa quindicesima edizione del festival napoletano, Domenico Modugno, già vincitore nel 1964 con Tu sì ’na cosa grande, si classificò al secondo posto ex-aequo con questa canzone dedicata al vecchio grande Vesuvio. Un omaggio alla “muntagna” che non fuma più, tanto cara al popolo napoletano. Il Vesuvio, nel testo, viene  raffigurato in un gigante che non ha più forza e che piange  ricordando il passato.

PULECENELLA ’O CORE ’E NAPULE: Canzone terza classificata proposta da due artisti d’eccezione: Maria Paris e Aurelio Fierro. Racconta la storia di un “pulcinella” che tornato a Napoli, non si trova  a suo agio guardando i tanti cambiamenti subiti dalla città. Spaventato poi dai ragazzi con i capelli lunghi e dalle ragazze con le minigonne, piangendo, decide di andarsene di nuovo e anche se il popolo lo supplica a restare, dicendogli che è lui il cuore della vera Napoli sospira  amaramente “Me ne vaco che resto a ffà!”.

FREVA ’E GELUSIA: Il vocabolario italiano alla voce gelosia, riporta la definizione di “stato d’animo di chi dubita dell’amore e della fedeltà della persona amata, o teme che essa ami altra persona”. Stato d’animo della persona che, in presenza di passione ardente e desiderio intenso, si trasforma in febbre di gelosia. Ed è proprio di questo momento dell’amore che ci parla la canzone “Freva ’e Gelusia”, proposta da Maria Paris e da Mario Merola, compianto grande “Re della sceneggiata”. La canzone, pur riscuotendo il plauso del pubblico e degli addetti ai lavori,  non vinse la gara canora e ancora oggi resta tra le pagine più belle che il Festival napoletano ha proposto nella sua storia.

 Peppe Esposito

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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