Festival di Napoli 1954

Nel 1953 per vari motivi , la manifestazione non si terrà. Riprese il suo cammino con la seconda edizione del 1954.

 

Festival della Canzone Napoletana

«Il mio racconto» – 2 ^Edizione

-1954-

Dopo la pausa forzata del 1953, più agguerrito che mai, il 20, 21 e 22 Maggio ritorna il Festival della Canzone Napoletana con la seconda edizione. Nel frattempo era nata la televisione, il boxer Duilio Loi aveva conquistato il titolo europeo dei pesi leggeri e a Sella di Valsugana era morto, all’età di 73 anni, Alcide De Gasperi.

Rispetto alla prima edizione cambia anche lo scenario; infatti, dal teatro Mediterraneo si passa al Teatro delle Palme ed è la R.A.I. (questa volta da sola) ad organizzare la manifestazione. Presentatori sono l’impareggiabile Nunzio Filogamo e Marcella Davilland.

Anche in questa edizione sono due le orchestre che accompagneranno i cantanti, quella del Maestro Luigi Vinci e quella del Maestro Cinico Angelini, alla seconda esperienza con la kermesse napoletana. Oltre alla giuria di sala, già presente nella prima edizione, vi era la giuria dei radio abbonati. E mentre in città Vittorio De Sica era intento a dirigere le riprese del film “l’Oro di Napoli”, tratto dai racconti dello scrittore napoletano Giuseppe Marotta, alle ore 22.00 del 20 Maggio, finalmente, con la solita ed impareggiabile eleganza e con il suo indimenticabile saluto, “Cari amici vicini e lontani, buonasera, ovunque voi siate!…” Nunzio Filogamo dette inizio alla prima serata della seconda edizione del festival canoro napoletano. Così, tra una nota e l’altra, tra un verso che ricorda un amore, un sogno o un simpatico momento, si arriva alla serata finale con le dieci canzoni finaliste. Le giurie premiano SUONNO D’AMMORE, di Francesco Saverio Mangieri, cantata da Achille Togliani e Tullio Pane (si racconta che questa canzone fosse stata scritta in meno di un’ora su di un pezzo di carta da maccheroni); TRE RUNDINELLE, di Nisa e Cesare Andrea Bixio, cantata da Franco Ricci e Gino Latilla (molto apprezzata dal pubblico) e SEMPLICITÀ, di Roberto Murolo e Salvatore Mazzocco, interpretata da Achille Togliani e Maria Longo. Prima delle canzoni finaliste, fu la simpatica ’O CORE VO’ FA SCIOPERO, di Francesco Saverio Grasso e Mario Cozzoli, cantata da Maria Paris e Carla Boni, ma ottennero buon successo anche la briosa MANNAGGIA ’O SURICILLO, di A.Bonaccorsi, cantata da Maria Paris e Katina Ranieri, la drammatica BALCONE CHIUSO, di Arturo Duyrat, Peppino Russo e Vian interpretata da Franco Ricci e Gino Latilla e la nostalgica PULECENELLA, di Ciro Parente e Salvatore Palligiano, cantata da Katina Ranieri e Giacomo Rondinella. Tra le canzoni partecipanti, ricordiamo l’allegra e ironica QUANN’ERO SURDATO, di Armando Rispoli e Marcello Cambi, cantata da Gino Latilla e Antonio Basurto. La canzone vincitrice di questa edizione, SUONNO D’AMMORE, suggerirà al regista Sergio Corbucci la sceneggiatura per la realizzazione del film omonimo, con il cantante Achille Togliani, protagonista con Bianca Maria Fusari e Paul Muller.                                                                                                                                                                                                                                        

SUONNO D’AMMORE: Un  sogno d’amore che fa sospirare a tempo di barcarola, è questa “Suonno D’ammore!”, canzone vincitrice di questa seconda edizione del Festival della Canzone Napoletana. Si racconta che la canzone fu scritta in meno di un’ora su di un pezzo di carta straccia.

TRE RUNDINELLE: È inverno e tre rondini “napoletane” lasciano il cielo azzurro della città per portare in giro per il mondo amore, gioia e solidarietà. Torna la primavera, la dolce primavera napoletana, che attende con ansia il loro ritorno, ma le “tre rundinelle napulitane” non torneranno più. La canzone fu molto apprezzata dal pubblico che ne decretò un lusinghiero successo.

SEMPLICITÀ: Il sole ha coperto d’oro i tuoi capelli, il cielo ha truccato i tuoi occhi belli, quando tu mi guardi brillano le stelle. Questa naturalezza e la tua ingenuità, mi fanno dimenticare tutte le mie pene. – È così che i versi di questa canzone scritta da Salvatore Mazzocco ci parlano dell’amore, dell’amore senza inganni, dell’amore che, grazie alla sua semplicità, “nun more maje”!.

PULECENELLA: Pulcinella, ormai fantasma del passato, rappresenta, nei versi di Enzo Bonagura, l’anima e la filosofia napoletana. La maschera, a mo di “revotapopolo”, rivolgendosi ai napoletani, sostiene con dignità che  non sarà certamente una samba (ritmo di moda) a far dimenticare la amata tarantella, e li incita a modo suo: –“…Jammo, abballammo! Gente ge’, abballate cu’ mme!…Tarantè’, tarantè’,  tarantè’!…”.

MANNAGGIA ’O SURICILLO: “Mannaggia ’o suricillo e pezzanfosa…!”. È l’imprecazione di chi vuole evitare di dire cose ben più gravi e, nel caso di questa canzone, rappresenta un gentile avvertimento alle “ figliole ’nnammurate”. È la storia della vita di una donna che si ripete: … Quinnece anne! ’Na signurenella, ca sempe cchiù bella, cchiù bella se fa!… Passa ’o tiempo: se pitta ’a faccella…. Passa ’o tiempo e  s’accorcia ’a gunnella… E po’… po’ succede sempe ’a stessa cosa….: Mannaggia ’o suricillo e pezzanfosa!…”.

Peppe Esposito

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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