FESTIVAL DI NAPOLI 1958

Festival della Canzone Napoletana

«Il mio racconto» – 6 ^Edizione

-1958-

 

Altro giro, altra corsa, potremmo dire se fossimo in un luna Park, ma non siamo né a bordo delle classiche “automobiline”, né su una giostra di cavalli impazziti; siamo comunque qui a raccontare questo 1958 che sarà un anno ricco di avvenimenti, a partire dalla vittoria di Domenico Modugno, nel mese di Febbraio, all’ottavo Festival di Sanremo con la canzone “Nel blu dipinto di blu”, meglio conosciuta come “Volare”, che avrà un grande successo internazionale. Al Festival della Canzone Napoletana sono molte le novità di questa sesta edizione, a partire dalla organizzazione dell’evento, che non è più curata dalla R.A.I. -Radio Televisione Italiana- ma dalla Associazione Napoletana della Stampa. Per quanto riguarda le canzoni, si ritorna alla doppia esecuzione, così come saranno nuovamente due le orchestre che accompagneranno i diciotto cantanti in gara, per l’esecuzione delle venti canzoni ammesse alla fase finale e saranno dirette dai maestri Giuseppe Anepeta e Carlo Esposito.

Lo scenario è quello ormai storico del Teatro Mediterraneo, l’appuntamento è dal 12 al 14 Giugno e i presentatori saranno Fulvia Colombo ed Enzo Tortora che, causa una improvvisa tonsillite, salterà la prima serata. Le giurie di sala, composte da persone scelte a sorte tra gli spettatori paganti, nelle prime due serate, selezioneranno le dieci canzoni da ammettere alla serata finale, mentre nella terza serata, per determinare le canzoni vincitrici, il loro voto sarà sommato al voto espresso da altre quindici giurie sparse in tutta Italia. La presenza dell’Eurovisione darà alla manifestazione un clima di  internazionalità. A raccolta ultimata dei voti, risulterà vincitrice la nostalgica canzone, VURRIA, di Armando Pugliese e Furio Rendine, cantata da Aurelio Fierro e Nunzio Gallo. Al secondo posto si registrò un ex-aequo, poichè lo stesso merito andò alle canzoni TUPPE-TUPPE, MARISCIÀ’, di Ettore De Mura, Marcello Gigante e Domenico Aracri, cantata da Maria Paris e Nicla di Bruno e a GIULIETTA E ROMEO, di Umberto Martucci e Salvatore Mazzocco, cantata da Aurelio Fierro e da Giacomo Rondinella e Nicla Di Bruno, in duetto. Il terzo posto andò a Sergio Bruni e Mario Abbate, interpreti della canzone SUONNO A MARECHIARO, di Renato Fiore e Vian. Da segnalare tra le venti canzoni finaliste, la bella e melodica CHIOVE A ZEFFUNNO, di Enzo Bonagura, presentata in gara da Sergio Bruni e Claudio Terni, degna forse di miglior successo, e la simpatica ’O PALLUNCINO, di Luigi e Giuseppe Cioffi, cantata da Nino Taranto e da Gloria Christian e Antonio Basurto, in duetto. La canzone seconda classificata TUPPE-TUPPE, MARISCIÀ’ fu ispiratrice del soggetto del film “È Permesso Maresciallo?” per la regia di Carlo Ludovico Bragaglia, con Peppino De Filippo tra gli attori protagonisti. Gli ultimi mesi del  1958 fecero registrare, tra gli altri, due particolari eventi che attirarono l’attenzione della popolazione italiana: la chiusura di tutte le case di tolleranza (Legge Merlin) e l’elezione a Papa di Angelo Giuseppe Roncalli (Giovanni XXIII, passato alla storia come il “papa Buono”) in luogo di Papa Pio XII, morto all’inizio del mese di Ottobre.

Il racconto delle canzoni:

VURRIA: Le canzoni dette “della nostalgia”, trovarono nuove e valide motivazioni quando, alla fine degli anni Cinquanta, riprese l’emigrazione dal Mezzogiorno; questa volta, però, il flusso migratorio era finalizzato a raggiungere il Nord dell’Italia e non più i paesi d’oltreoceano. Il protagonista di questa drammatica canzone, che fu la vincitrice di questa edizione, non solo è lontano da Napoli, ma anche in precarie condizioni di salute. Vorrebbe ritornare, anche solo per un’ora, per farsi baciare dal sole, e dimenticare anche solo per un’ora la nebbia. Ma il destino non vuole e deve accontentarsi per il momento  di rivederla  in un sogno.

TUPPE-TUPPE, MARISCIA’: Fedele alla migliore tradizione bozzettistica napoletana, con un pizzico di gustosa sceneggiata, Tuppe-Tuppe Mariscià si classificò seconda(ex-aequo con la canzone Gulietta e Romeo), presentata da Nicla di Bruno e da Maria Paris che, nello stesso anno, figurò tra gli interpreti del film ispirato alla canzone. Il testo ci racconta di una donna “Carmelina” che, non rispettosa dei buoni costumi, mette scompiglio in un paese dove nessun uomo si salva dalla sua bellezza; le donne, gelose, fanno di tutto per allontanare dal posto quella -mala chiappa ’e ’mpesa- per porre fine definitivamente alla storia.

GIULIETTA E ROMEO: Questa allegra e spigliata canzone fa il verso alla storia d’amore di Giulietta e Romeo. Il palcoscenico è un popolare vicolo del centro storico di Napoli, il vico Scassacocchi, dove abitano due famiglie che appena possono litigano come cani e gatti, anche senza uno specifico motivo. Ma il diavolo, che ci mette sempre lo zampino, fa innamorare la figlia di quelli che umoristicamente di cognome fanno Cappelletti (Capuleti), con il figlio di quelli che di cognome fanno Monticchi (Montecchi). La storia va avanti tra serenate e, giacché a Napoli, come si dice,“Fernesce sempe tutto a tarallucci e vino”, il  matrimonio tra i due giovani scriverà anche la parola “fine” sui litigi tra le due famiglie. 

SUONNO A MARECHIARO: La bellezza della città partenopea e dei luoghi che la circondano, da sempre sono uno dei soggetti preferiti della canzone napoletana. Uno di questi luoghi è sicuramente Marechiaro, dove all’ombra dell’eterna “fenestella” (cara a Salvatore  Di Giacomo) un cuore torna nuovamente a sospirare. Cantata da Mario Abbate e Sergio Bruni, divenne uno dei maggiori successi della spettacolo festivaliero .-

CHIOVE A ZEFFUNNO: Sergio Bruni, uno dei principali protagonisti di questa edizione, presentò questo quadretto autunnale legato ad una storia d’amore che vive di speranza: Piove a dirotto e un uomo stretto tra malinconia e solitudine sogna il ritorno dell’amore perduto:“…stasera, domani, un altr’anno, sarai qui di nuovo!…La strada che ci ha visto innamorati è triste senza di te. Piove a dirotto sui miei pensieri e il tempo sembra non passare mai”.

’O PALLUNCINO: Un palloncino colorato, uno di quelli volgarmente chiamati“’E volante”, è complice di  una coppia di innamorati nella loro contrastata storia d’amore. Infatti, la ragazza che abita al quinto piano, fidanzata con un ragazzo che abita al primo, per sfuggire alla attenta sorveglianza del padre (un capitano!), scambia  messaggi d’amore con il suo amato legandoli al filo di un palloncino, con la speranza che il capitano non si accorga di  questo stratagemma, altrimenti:“Rompe ’o biglietto, Schiatta ’o pallone… e  lassa ’a pellecchia cu’ ’o capo ’e cuttone!”.

Peppe Esposito

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