FESTIVAL DI NAPOLI 1959

Festival della Canzone Napoletana

«Il mio racconto» – 7 ^Edizione

-1959-

 

Arrivano i nostri!…Possiamo tranquillamente iniziare con queste parole, il racconto relativo alla settima edizione del Festival della Canzone Napoletana, in riferimento alla presenza dei tanti cantanti non napoletani, giunti dal “grande” Nord, accompagnati dai più importanti editori.

La cosa che diede forse più fastidio non fu la loro presenza, ma la loro arroganza, quell’arroganza che è padrona di chi ritiene di assoggettare tutti con la forza del proprio potere economico. Per questo e per altri motivi, manco a dirlo, fu subito polemica. D’altronde, senza denunce, senza scaldaletti di minima portata, senza schiaffi e senza critiche alla commissione selezionatrice delle canzoni, che festival sarebbe?!

L’Associazione Napoletana della Stampa, anche per quest’anno organizzatrice dell’evento, ebbe non poche gatte da pelare, a cominciare dalla scelta del presentatore e, dopo un lungo penare, la preferenza cadde su tre donne: Lauretta Masiero, Lilla Rocco e Lucia Folli. Altra novità fu data dalla posizione delle due orchestre sul palcoscenico, posizionate lateralmente e non come sempre alle spalle dei cantanti. La direzione delle stesse fu affidata ai maestri Carlo Esposito e Marcello De Martino. La Televisione di Stato assicurò l’intera trasmissione dell’evento e, udite udite, il collegamento Eurovisione della serata finale. I soliti maldicenti (questa volta non so quanto denigratori), attribuirono la messa in onda internazionale alla presenza dei “conquistatori nordici”. Non siamo convinti sulla veridicità di questo pettegolezzo, ma a Napoli siamo fatti così; d’altronde si è sempre detto: “Voce ’e popolo voce ’e Ddio!…” e, secondo la tradizione, bugia o non bugia, “’O popolo ce crede”! Ma le chiacchiere e i pettegolezzi non riuscirono (anche stavolta) a fermare l’appuntamento con  le nuove canzoni e, come da cartellone, l’11, 12 e 13 Giugno, il Teatro Mediterraneo fu il campo di battaglia della sfida musicale. Il compito delle giurie (quella di sala e le 15 collocate in tutta Italia) non fu per niente facile; infatti, già nella prima serata si verificarono contestazioni e le cinque canzoni ammesse alla finale, dopo la lettura dei voti, furono accompagnate da fischi e dagli insulti dei componenti le “claque”, assoldate dagli esclusi. Nella medesima serata si registrò anche qualche “schiaffeggiata” degna dei migliori Bud Spencer e Terence Hill, tanto che gli organizzatori, per consentire lo svolgimento regolare del festival, richiesero ed ottennero una massiccia presenza di forze dell’ordine per le altre serate. La manifestazione continuò in un clima di calma apparente e, come consuetudine, si arrivò alla proclamazione dei vincitori.

Il primo posto andò al Triestino Teddy Reno e a Fausto Cigliano con la canzone SARRA’ CHI SA’, di Roberto Murolo e Renato Forlani; mentre al secondo posto si classificò PADRONE D’ ’O MARE,  di Tito Manlio e Salve D’Esposito, cantata da Elio Mauro e Franco Ricci. Il bronzo andò a Sergio Bruni e Nilla Pizzi con la canzone VIENEME NZUONNO, di Marcello Zanfagna e Lino Benedetto. Tra le partecipanti ottennero un discreto successo le canzoni CERASELLA, di Danpa ed Eros Sciorilli, cantata da Gloria Christian e Wilma De Angelis e SCURDAMMOCE ’E COSE D’’O MUNNO, di Armando Cesareo e Alberto Martelli, cantata dai vincitori Teddy Reno e Fausto Cigliano. Archiviata anche questa settima edizione del Festival napoletano, non certo da Premio Nobel (per i fatti di cronaca registrati), invasori e conquistati furono contenti di applaudire Salvatore Quasimodo ed Emilio Segrè, veri premi Nobel e non certamente per fatti di spicciola cronaca.

 

Il racconto delle canzoni :

SARRÀ CHI SA’: La canzone vincitrice di questa settima edizione del Festival della Canzone Napoletana racconta, con eleganza e semplicità, un magico momento d’amore vissuto da due innamorati, che si abbracciano e si baciano con la complicità della luna. Ma il nuovo  giorno che nasce rompe l’incantesimo. Sarrà chi sa…! conobbe un discreto successo anche all’estero, comparendo nel repertorio di molti artisti  che cantavano nei night, anche se la versione più ascoltata è stata indubbiamente quella di Roberto Murolo.

PADRONE D’ ’O MARE: La piazza d’onore di  questa settima edizione andò a questa creazione di Tito Manlio e Salve D’Esposito (autori della più famosa Anema e core). La canzone ci parla di un marinaio che, pur sentendosi padrone tra le acque verdi del suo mare, non è padrone del  sentimento amoroso che turba la sua mente e che lo fa soffrire. Il brano fu uno dei più importanti successi del valente cantante Franco Ricci.

VIENEME NZUONNO: Con questa canzone, terza classificata, il cantante Sergio Bruni raggiunse con la sua versione ( l’altra era quella di Nilla Pizzi ), il terzo posto nella Hit parade di quell’anno divenendo, forse, il più grande successo del suo ampio repertorio. Ci parla di una bella storia d’amore vissuta fantasticamente dal protagonista che non si arrende nell’aspettare il suo amore, implorandola, in attesa del suo ritorno, di manifestarsi nei suoi sogni.

SCURDAMMOCE ’E COSE D’ ’O MUNNO: I versi di questa canzone, che portano la firma di Armando Cesareo, già autore della più conosciuta “Luna Caprese”, ci raccontano  che lo stato di grazia, vissuto da chi è innamorato, è capace di farti trascurare tutto quello che ti circonda,  al punto che non fai più caso al vento d’autunno che porta vie le foglie o ai profumi d’estate che ti accarezzano.  

CERASELLA: In questa divertente canzonetta, interpretata da Wilma De Angelis e Gloria Christian (che ne fece un suo cavallo di battaglia), viene raccontata la storia di Cerasella, una donna semplice e fresca che vive il suo tempo con tranquillità, una donna che sa essere insieme aspra e dolce, che può ricorrere agli schiaffoni, “Quanno è ’o tiempo d’’e llimone” e che sa donare baci…“Quann’è ’o tiempo d’’e ccerase!…”

Peppe Esposito

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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