“Filmesque: Totò e Fellini, un binomio mancato”

Intervista ad Elena Alessandra Anticoli de Curtis, nipote del grande Totò, mito senza tempo:

Lunedì 21 Maggio nell’ambito della Rassegna  Cinematografica “La città incantata Film Festival” ha avuto luogo il convegno di presentazione del cortometraggio “Filmesque”, realizzato dai registi Vincenzo De Sio e Walton Zed nella Sala consiliare del Comune di Nocera Inferiore.

Si tratta di un cortometraggio animato, dipinto a mano in cui si immagina l’incontro mai realizzato tra il principe della risata Antonio de Curtis e il regista Federico Fellini.

Qual è la reazione suscitata dal cortometraggio dei due registi campani?

“Sono stata colpita dall’idea. Ho trovato geniale l’incontro tra mio nonno e il regista originario di Rimini. Entrambi sognavano infatti di lavorare insieme, ma purtroppo questo sogno non ha mai avuto modo di prendere posto nella realtà”.

Il nome di suo nonno supera i confini nazionali e persino continentali, a cosa si deve questo immemorabile successo?

“Totò era una maschera, egli affermava c’è chi nasce gobbo, io sono nato comico, proprio a significare che, chi non ha potuto godere della conoscenza della lingua napoletana o italiana, ha saputo sicuramente apprezzare le sue espressioni responsabili, di una comicità d’altri tempi”.

Alcune delle interviste dell’epoca ci dimostrano che Totò era nell’intimo un uomo malinconico, cosa ci dice a riguardo?

“Si, mio nonno era un uomo estremamente malinconico. La sua fu un’infanzia straziata dalle umili origini. Viveva in un quartiere popolare di Napoli, il quartiere Sanità. Egli però ha saputo tradurre le sue sofferenze in una sagace ironia. Si racconta che sin da piccolo fosse di corporatura gracilina e che i vestiti fossero talvolta larghi per lui. I ragazzini del quartiere si beffavano del suo aspetto, ma, proprio in quegli umili “stracci”, egli iniziò a muoversi come una marionetta. Quella marionetta che ognuno ha poi ritrovato sul piccolo e grande schermo. Ed è proprio da questa  sofferenza che nasce la sua comicità dal carattere unico che se da un lato suscita riso, dall’altro  nasconde una profonda conoscenza dei dolori della vita”.

Totò e Napoli, un sodalizio inscindibile

“Per la morte di mio nonno sono stati celebrati tre funerali, l’ultimo dei quali a bara vuota ad un mese dalla morte, vecchia usanza napoletana. Peraltro mio nonno non si è mai dimenticato di Napoli, la sua era una beneficenza porta a porta”.

Per concludere, lei quanto ha vissuto la napoletaneità che suo nonno ha portato nel mondo?

“Mia madre Liliana mi ha trasmesso diversi aspetti dell’essere napoletani tra cui l’arte culinaria, come ‘o ragù che resta una delle sue indiscusse specialità partenopee”.

Il ricordo di un artista unico che continua ad echeggiare in ogni vicolo, in ogni luogo e ancora oggi, a 51 anni dalla morte, non esiste un “poeta”che riesca a  suscitare un insieme di emozioni che vanno dal comico situazionale, al comico di parola, passando per “’A livella” della vita e finendo con “Femmena, tu si ‘na mala femmena”, che ha appassionato gli amanti di ogni epoca. Un attore, una maschera, una marionetta, un nome: Antonio de Curtis, in arte Totò.

Martina Bruna Chiaiese

 

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