LA CULTURA DELLE ISTITUZIONI

Nel campo medico scientifico non si rincorrono mai gli effetti, bensì si studiano gli eventi per risalire alle cause. Comprendere i meccanismi che determinano disfunzioni o problemi è l’unico modo per trovare reali soluzioni agli stessi.

Ciò di cui il mondo ha bisogno non è un dogma, ma un atteggiamento di indagine scientifica” Bertrand Russell. La politica economica del nostro paese degli ultimi 30 anni sembra non conoscere questo elementare principio. Lo Stato si regge su risorse che derivano dalla tassazione diretta e indiretta su imprese e cittadini.

La prima regola dovrebbe essere quella di un fisco equo, un livello di tassazione tollerabile ed un uso corretto delle risorse pubbliche.  Difficile riscontrare questi principi nella politica del nostro paese e i devastanti effetti si scaricano sulla carne viva di cittadini e imprese. Arretratezza delle infrastrutture, tempi biblici per terminare un’opera pubblica (quando non resti incompiuta con enorme sperpero di denaro) e incapacità di creare condizioni per favorire lavoro vero e non precarizzato. Questo è lo sconsolante quadro che stringe al collo quale enorme zavorra qualsiasi prospettiva di sviluppo del nostro Paese (Nazione se volete).

Un Paese che è riuscito ad avere una maggioranza e un governo espressione della volontà popolare dopo ben 11 anni. Una dimostrazione di una democrazia resa incompiuta e che relega in soffitta il valore della politica e delle elezioni. Siamo, ora, di fronte al nuovo governo al quale non serve partigianeria, ma a cui va il rispetto di aver ottenuto il consenso dei cittadini e l’onere e l’onore di affrontare una crisi senza precedenti. Una sana opposizione non lavora in veste antigovernativa, ma trova la propria identità, la visione del paese, comprende i motivi della sconfitta e si misura, anche duramente, sul merito.

Bisogna superare gli steccati delle parole d’ordine, delle accuse basate su preconcetti e cavilli.

Dire che la crisi energetica, dovuta anche alla guerra oltre alla speculazione, non si traduca come conseguenza in un grado in meno di temperatura sui termosifoni, ma nel fallimento di intere filiere produttive e nella crisi economica e sociale di famiglie, commercio e artigiani, non ci porta ad essere putiniani o russofoni.

Ricercare senza demagogia, populismi o alibi la strada di una pace giusta, dove non si confondono aggressori e aggrediti, ma si cerca di essere costruttori di pace, è una direzione nobile.

Nella Lettera Enciclica Pacem in Terris del 11 Aprile 1963, il grandissimo Pontefice Papa Giovanni XXIII, si rivolge a credenti e non credenti affinché “cerchino, tutte le nazioni, tutte le comunità politiche, il dialogo, il negoziato“.

Questo appello accorato in piena guerra fredda e dopo aver rischiato un conflitto atomico per la crisi dei missili russi a Cuba.

In termini laici ed empirici possiamo usare le parole di una grandissimo “Non so con quali armi si combatterà la terza guerra mondiale, ma la quarta si: con bastoni e pietre” Albert Einstein.

Sarebbe bello avere una società moderna, libera, capace di affrontare e discutere su questi temi non nascosti dietro alibi e comode barricate, ma aperti con lo sguardo al benessere dei cittadini e all’autorevolezza delle istituzioni.

 

La forza della cultura di un paese non si astringe nei confini di musei e pinacoteche, ma dà prova della sua forza nelle praterie sconfinate dove una comunità organizza i propri processi democratici.

Il tema non è caricare di aspettative un nuovo governo o non rilevarne i limiti e le contraddizioni.

Il tema è la crisi di un paese che non può attendere salvatori della patria o le prossime elezioni.

Eliminare inutili lacciuoli, liberare risorse, creare lavoro, produrre sviluppo, dare credibilità alle aspettative dei giovani, combattere la criminalità, è questo il banco di prova sul quale sfidarsi per la propria comunità (il popolo).

“Il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi, per questo è detto democrazia.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende la proprie faccende private. Ma in nessun caso si avvale delle pubbliche cariche per risolvere le questioni private.”

PERICLE

Che questa citazione possa essere l’inizio e la fine di tutte le azioni politiche di maggioranza e opposizione. Che si possa evitare il burrone di una grande e pericolosa crisi sociale.

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                Il Ghiro

 

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