LA CULTURA SENZA PADRONI

La fine dei partiti che avevano un saldo ancoraggio culturale ed organizzativo nella società, ha prodotto populismo e leaderismo .

Alla contrapposizione di diverse visioni della società, dell’economia, dei rapporti internazionali, si è sostituito lo scontro tra “capi ” nella nemesi della dissoluzione delle ideologie

Nella loro semplicità, figlia di un Italia che usciva dal disastro della seconda guerra mondiale, persino le storie da paese di Guareschi delle lotte tra Don Camillo e Peppone, trasudano aspetti valoriali preferibili al vuoto che ha caratterizzato la politica italiana dal 1992 (tangentopoli).

Le organizzazioni sociali, i partiti e i sindacati attraversano una crisi senza fine

Più si rifugge dal merito delle questioni, più ci si allontana dalla realtà e più si alimenta la disaffezione dal voto.

Molta, tanta, forse eccessivamente troppa discussione è stata alimentata, ad esempio, dopo la morte dell’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Innanzitutto, la morte è di per sé stessa un passaggio dove serietà e rispetto devono farla da padroni.

Dopo segue la riflessione storico – politica, che il passar del tempo, consentirà di affrontare sempre più con asetticità e lucidità.

È, però, sempre un errore personalizzare una fase storica dando giudizi che esulano da un analisi di contesto.

La prima cosa che è da chiedersi è il ruolo avuto da quanti, raggruppamenti sociali e politici, sono oggi alfieri della pura e semplice demonizzazione.

Bisogna riflettere sui motivi che hanno portato alla delegittimazione dei partiti, della politica , delle istituzioni e, quindi, di importanti architravi della nostra democrazia.

L’incapacità di ragionare sul declino di un sistema politico, della relazione dello stesso con il mondo produttivo e della necessità di salvaguardarne le idealità, la partecipazione popolare, ha prodotto il vuoto nel quale chiunque poteva inserirsi in maniera leaderistica, populistica ed autoreferenziale.

Tutti ( o quasi) hanno plaudito alla fine di un intera generazione di gruppi dirigenti.

Per carità, la Magistratura e le Procure fanno ciò che sta nel loro dovere e nei loro compiti.

È la politica che impaurita, incapace di ragionare su se stessa e sulla società, ha allargato sempre più il vuoto.

Arriviamo ai giorni nostri dove quel vuoto è ancora fortissimo, l’astensionismo è a livelli inaccettabili e la debolezza dei partiti è divenuta strutturale

In questi trent’anni si sono succeduti un numero enorme di governi, con transumanza di eletti da un partito ad un altro e su questo si sono retti governi detti tecnici

Una vera caporetto della politica, divenuta reietta e indifferente ai cittadini.

Siamo arrivati al punto che il qualunquismo ( già presente nel 1944 con il Fronte dell’Uomo Qualunque sconfitto da un Italia dove la politica era rappresentata da Giganti), si rappresenta con slogan quali il voler aprire.il parlamento come una scatoletta di tonno.

Peccato che poi, magari, si finisca a passare dalla scatoletta a un buon” pesce persico”

Lo stesso dicasi per la “vocazione maggioritaria” velleitaria di qualche raggruppamento politico con miopica visione del presente proiettato nel futuro.

Il tanto elogiato “bipolarismo” si è dimostrato nella stragrande maggioranza dei casi una semplice somma di addendi di un insieme spurio.

Un” mettiamoci assieme e vinciamo” !!

Salvo poi scoprire di non avere un percorso di merito comune o almeno condiviso

Forse, il problema non era il sistema elettorale proporzionalista.

Il merito, l’idea di amministrazione della cosa pubblica, i valori dettati dalla visione sociale, economica, ecc, sono i punti sui quali devono formarsi maggioranze .

Nel nostro paese è divenuto ordinario governare senza essere stati mai vincitori di una elezione.

Tutti insieme appassionatamente!!!

“Argumenta non numeranda, sed ponderanda sunt”

Cicerone

Gli argomenti non sono da enumerare, ma da sottoporre a riflessione.

La partigianeria fraintesa è divenuta sterile, pervicace, strumentale contrapposizione.

È questo il ” confronto” al quale assistiamo su temi che riguardano la vita del paese.

È divenuto persino complicato leggere un quotidiano, al punto da soffermarsi velocemente solo sulla cronaca.

La crisi dell’Editoria è parte di quel vuoto nel quale tutti siamo precipitati

“Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime”

Antonio Gramsci da i Quaderni dal Carcere.

Questa partigianeria è ben altra cosa, è l’essenza della Democrazia, è la forza.delle proprie idee, la volontà di non nasconderle e di partecipare ai mutamenti sociali.

Oggi l’effimero è il vero baluardo.

Conta ciò che fa tendenza in ogni settore, non abbiamo tempo per partecipare a costruire i ” corsi e ricorsi storici”

Naturalmente il fenomeno è complesso e richiede ben altro che poche e semplici riflessioni

Basti pensare agli “influencer”, personaggi che dal nulla indirizzano costumi e modi di vivere

Ciò che lascia perplessi non è il singolo fenomeno, bensì l’insieme che disegna sempre più una deresponsabilizzazione verso il proprio ruolo di carattere collettivo.

“Viviamo in società. Per noi dunque niente è davvero buono se non è buono per la società”

(Voltaire)

La vera questione è, quindi, culturale intesa nella sue eccezione più larga e vera.

La capacità di proporre una propria visione, idee, di sfuggire ciò che adula preferendo ciò che aiuta il confronto e la crescita.

 

Ragionare di merito, di efficienza, di lotta alla povertà, di lavoro, senza slogan preconfezionati.

La soluzione dei problemi non vige nella sostituzione di chi governa, ma nella capacità di produrre un cambiamento nel paese

Questo specie quando la disillusione la fa da padrona tra le persone e destra e sinistra sono rimaste parole di senso compiuto solo sui navigatori delle auto.

Non serve la costruzione di un fronte nazionale anti qualcuno o qualcosa, servono proposte concrete di governo

Serve dibattere e non fare parlare qualcuno che presenta un libro è un pessimo viatico .

“Forse il compito di chi ama gli uomini è di far ridere della verità, perché l’unica verità è imparare a liberarci dalla passione insana per la verità.”

(Umberto Eco)

Tutti dovremmo perseguire il bene comune senza confondere le nostre convinzioni, i nostri bisogni, quali doveri che tutti debbano accettare per verità

Meglio amare i portatori di dubbi, essi saranno sempre aperti a chiedersi perché !!!

Ho imparato a rispettare le idee altrui, a capire prima di discutere, a discutere prima di condannare.

(Norberto Bobbio)

La Cultura non ha padroni, non ha rappresentanti infallibili, è una montagna fatta dalla storia, dalla filosofia, dalla sociologia, dal sapere, da grandi Uomini e grandi Donne.

Ne abbiamo tanto bisogno eppure ci comportiamo come assetati nel deserto che rifiutano di bere acqua limpida di un oasi.

La nostra società negli ultimi trent’anni è diventata più ingiusta.

La colpa non è di un singolo: tutti hanno compartecipato a piene mani a demolire quello che i Padri Costituenti avevano costruito

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 Il Ghiro

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