LA NAZIONALE CHE VERRA’

NON È POI UN MALE USCIRE COSÌ

Quella della scorsa sera al Barbera di Palermo è sicuramente il punto più basso della storia della nazionale, e su questo siamo tutti d’accordo.
Abbiamo provato fino al minuto 91, invano, a centrare una porta che molto spesso i nostri collocavano più nel cielo palermitano che nella sua effettiva posizione.
Poco contano le circa 38 conclusioni, il monopolio dei calci d’angolo e il possesso egoistico che abbiamo avuto per l’intera partita, il minuto 92 infatti ha concesso il tiro della vita all’ex pupillo di casa Trajkovski che, indovinando la traiettoria, beffa un Donnarumma che da neo parigino capisce sempre più che la squadra più forte non sempre vince… anzi.
Ed ora? …Cosa ci resta? …Le parole di Gravina? L’onore delle statistiche? Gli infortunati? Gli sfottó inglesi? L’ennesima occasione persa che ci condanna ad altri anni di polemiche, capri espiatori e rivoluzioni paventate.
L’europeo ci aveva lasciato con buone prospettive mettendo sotto i riflettori giocatori come Pessina, Spinazzola, Chiesa ,Locatelli per citarne alcuni che ieri tra infortuni e scelte tecniche non abbiam potuto ammirare.
Questi, molto probabilmente insieme ai nuovi Tonali, Scamacca, Raspadori, saranno coloro ai quali ci si dovrà affidare in futuro per provare a rivivere grandi notti come Berlino e Wembley.
Tutto ciò però non basta. Insieme ai nuovi innesti, infatti, tante, soprattutto per ragioni anagrafiche, saranno le defezioni; e allora da qui nasce la mia provocazione: non è finalmente il momento di rivoluzionare il nostro calcio? Basta parole e basta scuse riprendiamoci i palcoscenici che ci spettano sia per la nazionale che con i club!!!
Vi chiederete come?
Bhé partendo dai club, base di partenza non solo per la nazionale, ma anche per livellare verso l’alto il tanto bistrattato campionato di A, che tra liti e scandali sembra sempre più l’ombra di se stesso.

Nel pratico , toccherebbe dare nuova linfa e serietà ai settori giovanili che negli ultimi anni sono stati utilizzati più che per la nascita di futuri campioni per plusvalenze fittizie e riempimento di liste europee seguendo, più che un progetto di crescita, un banale tappabuchi per l’osservanza dei regolamenti.
Incentiviamo le squadre a creare strutture competitive a livello europeo e diamo risalto ai nostri giovani, soprattutto crediamoci con i fatti non solo a parole!!!
Le altre nazioni lo fanno da tempo ormai. E’ facile citare i soliti modelli Ajax, Red Bull e spagnole, ma che dire del Belgio e dello stesso Manchester City che sfornano talenti a ripetizione che fanno le fortune delle proprie nazionali e club?
Si dibatte spesso sul fatto che i club non hanno disponibilità economiche e non diano il loro apporto alla nazionale, ebbene seguendo questi criteri appena esposti non si risolverebbero entrambi i problemi?
Si dice che dopo grandi disfatte, sportive e non, l’Italia abbia sempre saputo riorganizzarsi per poi reagire… ebbene dopo il secondo mondiale perso consecutivamente ed un sempre più costante ruolo di comparsa nelle coppe europee non è finalmente arrivato il momento di agire e dare fiducia a noi stessi? Cosa abbiamo da perdere in fondo più di quanto già fatto?
“Uniamoci a coorte siam pronti alla morte, l’Italia chiamò!!!”              

                     

                                                                                                                                                                                                                                                                                             Andrea Donato

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