LA PERSONA E IL CITTADINO

” Uomo libero, sempre tu amerai il mare!
Il mare è il tuo specchio; tu miri,
nello svolgersi infinito delle sue onde, la tua anima.
Il tuo spirito non è abisso meno amaro.
Ti compiaci a tuffarti entro la tua propria immagine;
tu l’abbracci con gli occhi e con le braccia,
e il tuo cuore si distrae alle volte dal suo battito
al rumore di questo lamento indomabile e selvaggio.
Siete entrambi a un tempo tenebrosi e discreti:
uomo, nessuno ha mai misurato la profondità dei tuoi abissi;
mare, nessuno conosce le tue ricchezze segrete,
tanto siete gelosi di conservare il vostro mistero.
E tuttavia sono innumerevoli secoli
che vi combattete senza pietà né rimorsi,
talmente amate la carneficina
e la morte, eterni lottatori, fratelli.”
È questa una bellissima Poesia di Charles Baudelaire. 
Porta in sé tante riflessioni, immagini forti, per certi versi fastidiose in rapporto alla calma piatta offerta da abitudine e superficialità.
La libertà di poter conoscere se stessi, la profondità dei propri abissi , degli orizzonti sconosciuti verso i quali veleggiare pur senza mai raggiungerli.Negli abissi del proprio io, dell’ anima o comunque si voglia denominare, vi è quasi sempre il tema della morte, del tempo passato, delle sconfitte, degli errori e dei torti subiti 
Marcel Proust nell’ opera ” Alla ricerca del Tempo Perduto” fa riflettere sui ” Ricordi” che un fatto reale e presente scatena e attraverso ” l’ io involontario” li fa emergere non in quanto fatti logici, ma vere profonde sensazioni, sepolte nel tempo perduto.
Una visione che porta l’essere umano a recuperare il tempo e la coscienza per attraversare la verità e addivenire alla felicità .
La fretta con la quale viviamo lo scorrere del tempo, l’indifferenza al suo ticchettio, la modernità che tutto brucia senza mai consentire di riflettere sul nostro cammino sia in quanto singole entità e sia in quanto parte di una comunità, impediscono di realizzare la conoscenza di noi stessi.
Questo produce tutti a comportarci come levrieri intenti a correre senza meta per soddisfare sconosciuti e interessati spettatori.
Un atto meccanico, dettato dalla ricerca di potere, fama o dalle necessità, sempre privo di qualsiasi sostegno dei sentimenti, della conoscenza di se stessi spinta fin nei nostri abissi.
Gli abissi non sono un luogo malvagio, semplicemente difficile da illumina
re .
Rappresentano la volontà di guardarsi senza nascondersi, di ricercare e riflettere sul senso della vita, di fare emergere sentimenti e idealità.
Certo significa anche incontrare i propri mostri, ma l’unico modo per sconfiggerli è conoscerli.
“Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. Tu potrai degenerare nelle cose inferiori che sono i bruti; tu potrai, secondo il tuo volere, rigenerarti nelle cose superiori che sono divine.”
Giovanni Pico della Mirandola, Discorso sulla dignità dell’uomo, 1486.
Nonostante l’antropocentrismo sia per profondi aspetti ( ad esempio nel caso di specie del Rinascimento il limite religioso) molto lontano dagli aspetti che tratta Baudelaire, entrambi ricercano un senso per il tempo del nostro vivere.
In molti possono pensare che il tempo delle riflessioni sia quello della vecchiaia quando i ricordi, gli errori, il carattere oramai consolidato, possa consentire di dare al tempo che rimane il dovuto rispetto e abbandonare quella superficialità spesso figlia di un senso di immortalità e onnipotenza.
Eppure non dovrebbe essere così. Una società evoluta, consapevole ricerca attraverso il sapere, la conoscenza, lo studio, di incentivare la conoscenza di se stessi.
Dovrebbe avere consapevolezza che la Cultura è la via Maestra per difendere le fondamenta del vivere insieme, dello sprone a migliorarsi e migliorare la società .
È sin da ragazzi che andrebbero costruite le vie della riflessione, della ricerca di se stessi, delle proprie propensioni.
È la  Scuola che dovrebbe assumere in se questo meraviglioso compito propedeutico allo sviluppo economico e sociale dello Stato.
La Scuola quale luogo dei valori, delle differenze, dello studio, dell’applicazione, del libero confronto è l’anticorpo contro l’aberrazione che ignoranza e prepotenza hanno determinato e tutt’ora determinano.
Non la scuola del sei politico, del diploma per tutti.
Piuttosto la Scuola per tutti, obbligatoria, garantita e gratuita per i più deboli e poveri.
Dove il Welfare non sia il pilastro sul quale poggiare la propria vita ma, piuttosto, un insieme di interventi che consentano di superarlo.
Tradotto, non è ammissibile vivere di sussidio, lo Stato deve investire affinché non di sussidio trattasi ma di misure prolusive all’inserimento nella comunità.
Solo il sentirsi cittadino con reali Diritti ma altrettanto Doveri, può dare una svolta ad una società che perde riferimenti e, spesso, persino la speranza.
Certo, senza il Lavoro è mortificata la dignità delle persone e la nostra stessa bellissima Costituzione.
La nostra società non sarà mai un eden e nemmeno bisogna ricercarne la costruzione.
Tra i fattori che rendono unica la vita vi sono i limiti dell’essere umano, che rendono impossibile il ritorno ad un rapporto simbiotico con la natura intesa quale flusso di tutto ciò che esiste oltre noi stessi.
Una società che, però, tenda ad un insieme di regole capaci di migliorare sempre più i livelli di equità e senso di comunità, è sicuramente auspicabile 
“Ignoranti quem portum petat nullus suus ventus est.”
Lucio Anneo Seneca
Bisogna avere una rotta ed un porto dove approdare, altrimenti neanche il vento a favore servirà a nulla.
Tornare a riflettere, ad approfondire i temi, ricercare soluzioni, evitare i proclami fini a se stessi.
Persino la più profonda e dialetticamente violenta contrapposizione ( per violenta si intende vera, senza edulcoramenti del politicamente corretto) è auspicabile a fronte dell’ignoranza mascherata da perbenismo.
La miseria è da sempre il miglior luogo dove albergano sentimenti o condizioni dell’animo quali rassegnazione, rabbia, odio verso la società in quanto tale, prostrazione culturale.
Agli abissi del singolo di cui alla bellissima poesia di Baudelaire,seguono gli abissi collettivi per i quali servirebbe una politica attenta e coinvolgente al punto da favorire in tutti la nascita di una figura tanto normale e pur tanto straordinaria: il cittadino
Di certo ognuno di noi può e deve dare un contributo e partecipare alla vita politica e sociale.
La parte più bella.e propedeutica rimane, però, quella di approfondire la conoscenza di se stessi.
Non smettere mai di porsi domande, di trovare nei filosofi, nella letteratura e in ogni forma d’arte il senso del nostro vivere e in esso la rotta e il porto.
Farlo in vecchiaia aiuta a dare un senso e risposte parziali al vissuto.
Farlo da giovani, significa costruire una società migliore e percorrere con consapevolezza il proprio cammino.
Nel 1797 Francisco Goya con l’opera ( un acquaforte) ” il sonno della ragione genera mostri” indicava tra questi accidia, ignoranza e superstizione.
Ancora oggi non sono stati sconfitti, ancora oggi pesano come un macigno sul nostro futuro 
Siamo capaci di costruire missili e armi distruttive, ma non di alimentare la crescita culturale e la consapevolezza dell’ umanità 
Eppure sarebbe un ottimo antidoto per, forse,  non doverle più costruire .
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             il Ghiro
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