Le Rampe del Petraio: gradino dopo gradino alla scoperta della Napoli verticale

di Giovanni Abbatangelo

Napoli è una città multiforme. Tra stretti vicoli e scorci suggestivi, si sviluppa in larghezza su gran parte del Golfo omonimo. Ma Napoli, città duale, si estende anche oltre il lungomare di Mergellina e il Vomero, in verticale, abbracciando le colline circostanti.

Al giorno d’oggi, le funicolari, la metropolitana e gli autobus ci permettono di raggiungere agevolmente ogni zona della città. Ma fino a qualche decennio fa, un’azione come “salire al Vomero” era molto più complicata rispetto ad oggi, ma non impossibile. Durante i secoli, la città si è infatti dotata di una fitta rete di scale e scalini, rampe e “calate” che collegano i rioni alti con il centro.

Per via della sua bellezza, forse, la rampa più famosa (e più battuta dai turisti) è la “Pedamentina”, che da San Martino arriva fino ai Quartieri Spagnoli. Ma passeggiando lungo Corso Vittorio Emanuele, è possibile imbattersi in un’altra scalinata tanto suggestiva quanto sconosciuta.

Le Rampe del Petraio da Corso Vittorio Emanuele

Oggi andiamo alla scoperta dei “Gradini del Petraio”. Il viaggio inizia non distante dalla fermata della funicolare centrale su Corso Vittorio Emanuele, e terminerà nei pressi della Certosa di San Martino, in via Caccavello. A pochi metri dal complesso dell’università Suor Orsola Benincasa, alzando lo sguardo, una lapide segnata dal tempo riporta “Salita del Petraio che mena a S. Martino, Vomero e Antignano”, e già la mente inizia a vagare nel tempo e nello spazio. Iniziamo a salire, e non immaginiamo che ci aspettano ben 503 gradini prima di arrivare al Vomero. Ma l’ascesa non è affatto angosciante poiché ad ogni passo ci si imbatte in paesaggi mozzafiato: volgendo lo sguardo verso l’alto, le pittoresche abitazioni al pianterreno, i famosi “bassi napoletani”, sono un brulicare di colori e suoni della Napoli più viva. Ad ogni angolo incrociamo le caratteristiche “edicole”, simbolo della devozione religiosa degli abitanti del posto, e non mancano balconi fioriti che danno un tocco di eleganza alla via. Guardando invece verso il mare, il panorama è meraviglioso. Il Golfo di Napoli si lascia ammirare in tutta la sua bellezza, tra un palazzo e una casetta, e il tempo sembra fermarsi quando, al tramonto, una dolce luce rosa ricopre Mergellina come un manto setato.

Il suggestivo tramonto visto dalla scalinata

Ma oltre la bellezza, qual è l’utilità di queste rampe? Come si diceva in apertura, anticamente non esistevano altri mezzi al di fuori delle scale per collegare il mare con la collina. E il Petraio nacque proprio con lo scopo di creare un percorso rapido tra Castel dell’Ovo con Castel Sant’Elmo. La zona prende il nome dalle pietre che, prima che venissero costruiti gli scalini, venivano trasportate giù dalla collina a causa della forza dell’acqua piovana. E scavando nella memoria storica del luogo, scopriamo che, prima della fine del ‘700, il percorso era detto per questo motivo “l’Imbrecciata”.

Assieme a me, la mia fidata telecamera. Non può esistere una tecnologia migliore dei sensi umani per cogliere lo splendore intorno a me, ma il breve video-reportage che segue prova a raccontare le emozioni che è possibile provare avventurandosi su per la scalinata.

A metà strada, già con un po’ di fiatone, ci imbattiamo in un simpatico signore che porta a spasso il suo cagnolino, e gli chiediamo se c’è ancora molto da salire. E lui, con la calma che caratterizza il quartiere e i suoi abitanti, ci risponde: “non smettete mai di salire… se vi fermate, siete perduti!”. E allora proseguiamo! Più ci si avvicina al Vomero, e più ci si imbatte in giardini e orti segreti, ma ciò che colpisce di più sono gli stupendi palazzi borghesi in stile “liberty” che spuntano uno dopo l’altro. Villa Santarella, Palazzo Mellucci e altre meraviglie architettoniche allietano la salita e regalano alla zona un’aria armoniosa ed eclettica.

Storia e cultura. Una storia che va avanti da 500 anni, e una cultura che intreccia in maniera superba la Napoli popolare dei “bassi” e quella borghese delle ville ricche di ornamenti. La sensazione è che qui la modernità non sia ancora arrivata e, tra i panni stesi al sole, terrazzini, verande e qualche assonnato micione, lo spirito si rinfranca e ci fa tornare ad apprezzare la bellezza delle cose più semplici. Un viaggio sensoriale lungo un percorso sconosciuto ai più, ma che vi scalderà il cuore, come i caldi raggi del sole napoletano scaldano le ombre delle strette viuzze che si diramano dalla scalinata e creano degli incantevoli giochi di luce.

Il Petraio è una città dentro la città, un’oasi di pace lontano dal traffico e dagli schiamazzi della Napoli più popolare. Come ci racconta una coppia di turisti, “è troppo bello, sembra quasi di non stare Napoli”. Prontamente li ho corretti: “se è così bello, è proprio perché siete a Napoli!”.

Quattro grossi blocchi di pietra indicano la fine della nostra salita. A poche centinaia di metri saremo già nei pressi di Castel Sant’Elmo e della certosa di San Martino, È già fatto buio, e la vista delle luci città dall’alto ci regala un’ultima emozione.

Non sono pochi i turisti che si avventurano su per la rampa

Rampe del Petraio

Come raggiungerle:

  • A piedi, da Corso Vittorio Emanuele, nei pressi del Complesso Universitario “Suor Orsola Benincasa”. Dal Vomero, in Via Annibale Caccavello, a 250 m da Castel Sant’Elmo.
  • In funicolare, fermate “C.so Vittorio Emanuele” e “Petraio” (Funicolare 3), oppure fermata “Morghen” (Funicolare 2).
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