PATTO PER NAPOLI

Dal piccolo cabotaggio ad un vero patto per Napoli.

 

Negli ” Indifferenti” del grande scrittore Alberto Moravia, la trama si intreccia con l’incapacità e l’indifferenza di due giovani verso il declino etico, sociale ed economico della propria famiglia.

Nella dinamica narratoria si arriva, persino, a fare prevalere la bieca convenienza a fronte di qualsiasi valore.

Allo stesso modo, la debolezza interiore, l’essere avulsi dalla realtà, il non avere uno scopo valoriale nella vita, comporta ai giorni nostri di impedire qualsiasi formazione di coscienza collettiva .

Eppure, se si vuole sdoganare il presente e il tempo seguente dal declino, non esiste alternativa al ricercare, attraverso lo stimolo della ragione e dell’ esperienza, il superamento “dell’indifferenza”.

L’impossibilità della conoscenza di trascendere i limiti dell’esperienza configura l’effettiva validità della conoscenza stessa.

È questo uno degli assiomi contenuti nella ” critica della ragion pura” di Immanuel Kant, che detta i limiti stessa della ragione ( finitudine) in rapporto all’esperienza.

Bene, scendendo nel vissuto quotidiano proviamo a raccogliere le sollecitazioni contenute in questi due meravigliosi libri ( di due epoche ben diverse ), per ragionare sul “Patto per Napoli” tanto sbandierato ben oltre un anno e mezzo fa  in campagna elettorale. I suoi sostenitori e descrittori lo avevano presentato come il cavallo di Troia da trasportare nel castello dove allignano l’arretratezza della città, il debito enorme, la burocrazia, il cattivo funzionamento dei servizi pubblici. L’ abile manovra doveva poi, nottetempo, consentite ai buoni propositi nascosti nel cavallo di espugnare il castello e offrire un radioso avvenire ai cittadini.Sarà che questa idea non è proprio una illuminata novità ( VI secolo a c.), ma i difensori del castello godono ottima salute. Non altrettanto la città.

Il Patto per Napoli doveva essere qualcosa di ben diverso da un ennesima inezione di soldi pubblici ( paga pantalone) in asfittiche casse comunali. Non doveva ripercorrere il tragico esempio del lavabo rotto: ” buco enorme nella ceramica, rubinetto aperto e acqua sul pavimento che mai riempirà il lavabo”

“Ero alla bancarotta, il governo era alla bancarotta, il mondo era alla bancarotta. Ma chi cazzo li aveva, i fottuti soldi?”

(Charles Bukowski)

Nel mentre si avvicinano altre scadenze elettorali, dove chi governa ci dirà che non ha colpe e tutti ci prometteranno mirabilie, proviamo a ragionare su un nervo scoperto della pubblica amministrazione: le partecipate!! Tra il 1970 e il 1990 gli organici degli Enti Locali del Sud del Paese, sono stati usati più quale ammortizzatore sociale che non in rapporto alla quantità e qualità dei servizi offerti ai cittadini.

La rotta scelta ( rotta come a Caporetto) ha comportato l’ aumento dei costi, mancate coperture finanziarie, debito e riduzioni dei benefici per i cittadini e una pesante zavorra sullo sviluppo della città Basti ricordare il dissesto finanziario ( fallimento) decretato dalla Giunta Tagliamonte nel 1993 con un deficit di oltre duemila miliardi di lire. Il conto salato lo hanno pagato le casse dello Stato ( 516 miliardi) e i cittadini con aumento delle tariffe dei servizi e della tassazione ( esempio aumento ICI).La metà del debito era collegata alle Municipalizzate ( così definite dalla legislazione all’epoca vigente).

Gli organici dei dipendenti propri del comune erano giunti a ben 21 mila persone, dei quali una parte in sovrannumero rispetto alla dotazione organica

Va beh, si può sbagliare l’importante è poi recuperareParte il piano di rientro che deve ricondurre ad un bilancio non più dissestato, a condizioni di efficienza dei servizi pubblici e a buone pratiche amministrative .Peccato che si ricada nello stesso errore e si riporti il Comune in condizioni di Ente Strutturalmente Deficitario.

Il termine tecnico può così essere semplificato: un moribondo tenuto in vita artificialmente.Nel frattempo cambiano le leggi e anche le mode e nasce il predissesto.Strumento utilizzato dalla Giunta eletta nel 2011 per fronteggiare un miliardo e mezzo di euro di debito e ottocentocinquantamila euro di disavanzo.

Lo stato ti aiuta, tu Ente devi, però, garantire un percorso virtuoso basato su valorizzazione e vendita degli immobili, politiche accorte di bilancio, massima tassazione per i cittadini, aumento delle tariffe dei servizi comunali, lotta all’evasione di TARI ecc, riorganizzazione ed efficientamento delle “partecipate” ( le ex Municipalizzate), riduzione dei costi del personale.

Una strada già vista, già percorsa e che ha prodotto solo un aumento del debito  in danno dei cittadini.

Nel 2021 termina anche il doppio giro di valzer della maggioranza arancione con, appunto, maggiore debito e città nello stato che a noi cittadini è ben noto.Arriva una nuova composita e colorata maggioranza a governare la città.Naturalmente la vera maggioranza è data dai cittadini che non vanno a votare più.

Una vera emergenza democratica che, però, non toglie il sonno alla politica nostrana tutta intenta a parlare di cariche, incarichi e candidature.

Ci si accontenta di essere i più votati tra i pochi “aficionados” del voto.

La prima cosa messa sul tavolo del governo ” amico” è l’enorme esposizione finanziaria che zavorra l’Ente: 5 Miliardi di euro al dicembre 2021pari a oltre 5.500 euro procapite per ogni abitante .

Lo Stato interviene attraverso la legge di bilancio garantendo al.Comune di Napoli ben 1,3 miliardi in venti anni a fondo perduto

Con la Giunta arancione erano arrivati prestiti da 1.7 miliardi e anticipazioni per 1.4 miliardi per pagare le fatture in fortissimo arretrato. Questa iniezione di soldi freschi garantita dallo Stato, il pagamento delle fatture arretrate ( fornitori, lavori,ecc) al 2021 solo in percentuale all’importo dovuto, e tante altre agevolazioni avranno sicuramente una innovativa misura di controllo sul loro utilizzo in rapporto al rientro del debito e al miglioramento dei servizi pubblici comunali offerti alla città!!!!!!

Le stesse previste nel predissesto : valorizzazione degli immobili, lotta all’ enorme evasione, efficientamento dei servizi e riorganizzazione delle partecipate, aumento dell’addizionale comunale.

A un normale osservatore esterno verrebbe da chiedersi se a distanza di oltre un anno qualcosa sia migliorato in termini di efficienza organizzativa, resa dei servizi , rapporto con la città e rinsaldamento del tessuto sociale e di fiducia nelle istituzioni .La risposta sarebbe piuttosto avvilente: l’abulico clima da ” nulla cambia” che spinge al disimpegno e al rinchiudersi nella ricerca di soluzioni personalistiche è tuttora il vero unico trionfatore .Ad un anno dal ” miracolo” del Patto per Napoli si è ancora in attesa di un piano industriale per le partecipate

Ridurle ad uno stipendificio è mortificante per la città e per le migliaia di lavoratori che riempiono le piante organiche.

Viverle come un triste tributo del bilancio comunale di centinaia di milioni di euro, senza che si riesca a valorizzarle in termini di funzionalità dei servizi offerti, è un danno perpetuo a qualsiasi ipotesi di trasformare il comune di Napoli in un Ente con una visione della città e del suo sviluppo. Una politica che vive di continue mediazioni al ribasso, che ricerca il facile consenso per non affrontare i temi nodali complessi, non farà altro che continuare a vanificare qualsiasi opzione di crescita culturale e sociale.

Naturalmente, il fallimento dei servizi pubblici apre le porte alle privatizzazioni con tutte le incognite e domande del caso.Un ginepraio di difficile interpretazione da parte del cittadino, che rimane con la sua ” sensazione ” di essere il vero capro espiatorio di altrui colpe e deficienze.

Un clima che porta alla piccola furbizia, al disinteresse , al tanto peggio tanto meglio che ogni giorno distrugge un pezzo di futuro di questa pur meravigliosa città.Chi può occupa le case, allaccia abusivamente le proprie utenze e la gran parte del restante dei cittadini si autoassolve dal  pagare la TARI!!!

La risposta al disagio sociale e culturale può essere il Far West??La Politica servirebbe per dare risposte a tutto questo partendo dal rimuovere il brodo di coltura dove fragilità sociale, emarginazione e sottocultura vivono.Un brodo di coltura dove l’illegalità e in generale il malaffare trovano le migliori condizioni di crescita

“Il mio lavoro giovanile era la paura di cadere.Poi è diventata l’arte di cadere.

Cadere senza farsi male.

Infine l’arte di non mollare”

(Louise Bourgeois – Scrittrice Francese contemporanea )

Questa frase finale serve a darci quella forza interiore per dire che anche in contrasto con la ragione e con la sua finitudine ( esperienza) bisogna continuare a coltivare l’ideale che cambiare si può ed anzi si deve Per i giovani, per la società ,per la cultura, per la dignità con la quale si vuole vivere il proprio piccolo passaggio su questa terra.

“I posti più caldi all’Inferno sono riservati a coloro che nei momenti di grande crisi morale mantengono la loro neutralità.” Dante Alighieri.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          IL GHIRO

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