Il nostro è un Paese per molti versi permanentemente dicotomico.
Ci appelliamo alla libertà quale bene essenziale, salvo poi sfuggire alle discussioni di merito per utilizzare la solita tecnica amico/nemico. Basta guardare come è partita questa campagna elettorale per rendersi conto che restiamo prigionieri di questo steccato.
Una modalità che rende difficile qualsiasi scelta ponderata, per rendere tutto “prigioniero” della appartenenza di una parte, il cui unico scopo è la sconfitta dell’altra parte. Così facendo, i programmi di governo restano sconosciuti, le istanze dei cittadini inevase e mal rappresentate, le diseguaglianze aumentano e sempre meno i cittadini andranno a votare. Persino una riflessione sui costi della politica, invece di portare a una seria riflessioni viene spenta tra accuse di demagogia e populismo.
Non si vuole alimentare il populismo o l’antipolitica, ma solo parlare di etica in politica, delle diseguaglianze, delle sofferenze delle famiglie dei lavoratori, dei precari dei disoccupati.
Lo stato del paese stride con gli stipendi d’oro della politica, stride con i faraonici aumenti che le Amministrazioni
Comunali si sono date, grazie a una legge nazionale. Parliamo di 14 mila euro mensili per il Sindaco, di altrettanti ricchi stipendi per Assessori, Consiglieri, Presidenti di Municipalità, ecc. Soldi pubblici, non budget aziendali.
Ci chiediamo: ma la politica comprende che il solco tra istituzioni e cittadini è oramai drammaticamente quasi incolmabile?
Comprende che a votare va oramai una minoranza?
Stipendi di Parlamentari (tutti vogliono la riconferma) e di Consiglieri Regionali segnano un insopportabile privilegio rispetto ai tanti che portano a casa poco più di mille euro al mese. In tutto ciò, i lavoratori sono chiamati a pagare con controriforme pensionistiche, negazioni dei contratti, un mondo del lavoro che sembra una giungla.
Tutti siamo arrabbiati, un poco nauseati, di certo sempre più convinti che la democrazia nel nostro paese passi anche attraverso la mobilitazione contro le caste e le diseguaglianze; la sfiducia nelle istituzioni mina la forza della Democrazia, un bene assoluto che va difeso e rafforzato ogni giorno.
I diritti e la dignità delle persone sono la base di una comunità.
Un grande Italiano, Sandro Pertini, diceva: “non può esserci libertà senza giustizia sociale e non può esserci giustizia sociale senza libertà”. La cultura, leggere libri, riflettere, discutere, tornare ad essere persone con diritti e idee, attori principali della evoluzione sociale e non semplici acquisitori di notizie da internet e similari, può aiutarci a ridare rappresentanza e soluzione ai problemi sempre più gravi che ci attanagliano.
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