RONNIE CUTRONE – TATABU

Ronnie Cutrone, straordinario interprete della Pop Art americana, in mostra al PAN | Palazzo delle Arti di Napoli dal prossimo 18 marzo. Un excursus sulla produzione degli ultimi trent’anni dell’artista newyorkese, scomparso nel 2013, testimone privilegiato della stagione americana del Graffitismo e del New Pop, che seppe catturare tutta l’energia e l’eccitazione di quel formidabile decennio che sono stati gli anni Ottanta. Lmostra è curata da Matteo Lorenzelli in collaborazione con Luca Palermo e Ivan Quaroni e promossa da Comune di Napoli – Assessorato alla Cultura e al Turismo.

La collaborazione tra il Comune di Napoli e Lorenzelli Arte si conferma e si rafforza con questa esposizione su cui l’Assessorato alla Cultura e al Turismo punta per consolidare una serie di interventi di arte contemporanea al PAN | PALAZZO DELLE ARTI NAPOLI. “Un progetto proposto come ideale seguito alla mostra di Banksy – in chiusura a fine febbraio – con l’obiettivo di incrementare la diffusione della cultura artistica contemporanea grazie a linguaggi visivi ricchi di messaggi attuali come già è stato con la grande installazione dell’artista cinese Liu Ruowang in piazza del Municipio” dichiara l’Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli Eleonora de Majo.

Ronnie Cutrone si è formato nell’ambiente più vivo e stimolante della cultura newyorkese: assistente di Andy Warhol dal 1972 al 1980, gli anni d’oro della Factory, è stato testimone della stagione americana del Grafitismo e del New Pop degli anni Ottanta di cui ha assorbito l’energia esplosiva ma, soprattutto, ha messo in evidenza alcune intuizioni di Warhol circa il legame tra arte e società contemporanea, utilizzando l’immaginario popolare per analizzare in senso critico la società contemporanea.

La mostra presenterà una selezione di 80 opere che ricostruiscono il percorso degli ultimi trent’anni di ricerca dell’artista scomparso a New York nel 2013 e costituisce l’occasione di ammirare alcuni cicli di lavori che solo in minima parte sono stati esposti in Italia: un excursus che va dai Pop Shots, le celebri e popolari bandiere che lo hanno reso famoso, alle Cell Girls, dalle grandi tele e quilts, ai Transformer, cover dei dischi musicali, passando attraverso un lavoro che si dipana tra i collage, i neon e i grandissimi lavori acrilici.

Tatabu, il titolo scelto da Matteo Lorenzelli – che della mostra è curatore, in collaborazione con Luca Palermo e Ivan Quaroni, e produttore – è ispirato ad un’opera, emblematica della capacità di Ronnie Cutrone di mantenere una certa innocenza nel modo di vedere le cose, che è stata realizzata nel 2000 appositamente per LucreziaMelina, figlia del gallerista, in occasione della mostra nel suo spazio milanese nel settembre 2003. “Tatabu” era il modo in cui la bambina chiamava ogni distesa d’acqua, si trattasse di un fiume, di un lago o di un mare. “Trovo affascinante e insieme dolceamara”, scriveva a tal proposito Cutrone, “l’idea che l’innocenza percettiva di un bambino sia sempre creativa prima di sottomettersi alla conformità”. E ancora “In tutte le mie mostre spero di raggiungere l’innocenza del bambino a lungo persa nella furia e nella paura, e arrivare a portare un sorriso di saggezza.

Cutrone mostra i fatti, gli oggetti, i simboli dello status quo, filtrandoli attraverso lo sguardo innocente dell’infanzia, che è poi quello dell’artista stesso. La sua Pop Art è un recupero di una semplicità popolare dell’immagine e, al contempo, una critica della società dei consumi e della cultura di massa. Egli è partito dal paesaggio artificiale del Pop storico per creare un linguaggio nuovo nel quale cessa di esistere l’ambiguità post-moderna di Warhol a favore di una chiarezza limpida del messaggio e che interpreta con partecipazione, grazie all’utilizzo di un’alfabeto iconografico semplice, quasi infantile, le evoluzioni della realtà contemporanea, i sentimenti della gente comune e, nell’ultimo decennio, soprattutto dopo l’11 settembre 2001, i temi politici sociali. Questo è senz’altro il pregio dell’arte di Cutrone, ovvero la capacità d’includere tutte le espressioni umane nella fedele e agrodolce rappresentazione della contemporaneità. Nessun altro artista forse è riuscito a farlo con altrettanta leggerezza e onestà.

Adelaide Caiazzo

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