la citta invisibile

La nostra quotidianitá è caratterizzata da tutta una serie di difficoltà che rendono oltremodo complesso il raggiungimento del più piccolo obiettivo.
Difficoltà che trovano origine nella inefficienza dei servizi pubblici, dalla incapacità di programmazione delle varie Amministrazioni, dal drammatico bilancio economico delle casse comunali.
Non può sfuggire che il tutto è parte di un puzzle complesso, dove le inefficienze, i ritardi, la incapacità di sburocratizzare la Pubblica Amministrazione, che ha contraddistinto sinora l’azione dello Stato, incidano fortemente sulle potenzialità dei Comuni.
Già i Comuni, cioè la cellula fondante di una comunità, dove le istituzioni dovrebbero cimentarsi nel dare risposte ai bisogni delle persone e creare condizioni adeguate per le attività economiche e per la lotta alle diseguaglianze.
Il Comune, la parte delle Istituzioni più prossima al cittadino che può essere volano di crescita culturale e di affermazione delle regole, oppure un devastante esempio di lontananza della politica dalla dura realtà e combustibile nel motore della illegalità.
Senza voler ricadere nel populismo, è di certo complesso che si possano comprendere gli emolumenti di Consiglieri Regionali o Parlamentari. Sarebbe stato di certo molto utile, un esempio significativo, se questi temi se li fosse posti la classe politica, ricercando modalità complessive che non dessero il segno di una casta alla quale ogni eletto vuole appartenere.
Proprio la consapevolezza della disillusione che accompagna qualsiasi riflessione delle persone, una distanza siderale dalle istituzioni, la continua ricerca del piacere, della scorciatoia, della inutilità persino del proprio voto, rende drammaticamente urgente e indispensabile aiutare il cambiamento, dare il senso che al di là della crosta apparente esiste ancora una “città invisibile” agli occhi della decennale miopia politica, che vuole reagire, che crede nello Stato, nella forza delle leggi, nella autorevolezza delle istituzioni. 
In coerenza con quanto esposto, credo che non serva di per sé una legge per Napoli in tema di ripiano dei mostruosi debiti accumulatisi negli anni e cresciuti ancora di più con l’Amministrazione uscente. È, invece, indispensabile  che lo Stato proceda a interloquire e interagire con urgenza con le istituzioni locali, per condividere i progetti da finanziare.
La legge per Napoli serve, non quale pioggia di soldi che poi svaniscono nei Rivoli di mille ritardi, inefficienze, progetti fantasma o promesse roboanti.
Serve ,invece, per riequilibrare strutturalmente il bilancio attraverso interventi certificati, una organizzazione efficiente della macchina comunale, assunzioni dirette e chiare di responsabilità nei vari ruoli dirigenziali, progetti condivisi e cronotempisticamente determinati.
 Progetti, che coinvolgano le risorse migliori, una squadra autorevole fatta di competenze reali ed esperienze ai massimi livelli, capace di essere un punto di riferimento per l’ intero territorio, per le categorie economiche e professionali, per quanti credono che Napoli possa ancora risollevarsi 
In ultimo, un serio quadro di sintesi capace di garantire sviluppo, economico, sociale, culturale e di determinare un baluardo contro malaffare ed illegalità.
È impossibile? Per i giovani di questa città ( lo dico da trentenne), per i tanti cervelli che vanno via, non si può e non si deve abbandonare la partita.
 Federica Gragnano 
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