LA RICERCA DEL NULLA

l tempo vissuto alla ricerca del nulla

 

“Ignoranti quem portum petatul nlus suus ventus est” 

Lucio Anneo Seneca

Il grandissimo filosofo nato il 4 a.C., ci lasciava questa perla di estrema saggezza.

Il muro del tempo che tante cose rende polvere, non ne ha scalfito il valore.

Peccato, che di questi grandi pensatori, filosofi, letterati, storici, ecc, ben poco si possa riscontrare nel vivere della nostra società.

Ciò che lascia interdetti non è il comportamento di un singolo o di gruppi che basano il loro agire su piccole furbizie, imbrogli o tentativi di fare valere la violenza sulla ragione e il diritto.

È, bensì, la sua continua accettazione da parte della società nel suo insieme, il valutarli e riconoscerli quali comportamenti ordinari nonostante minino alle fondamenta le regole del vivere comune.

Una incapacità di indignarsi, di reagire, che porta ad un giustificazionismo becero che scardina i pilastri entro i quali tutti dovremmo avere valori solidi e comuni.

Proprio quello che lo stoicismo del grande filosofo voleva mettere al centro della natura stessa dell’uomo e delle istituzioni .

“Per molti uomini i filosofi sono moleste falene, che li disturbano nel sonno”

Arthur Schopenhauer

Senza scomodare i grandi filosofi, basterebbe accettare di guardare la realtà per affrontarne le criticità 

Dare valore al senso del dovere, combattere comode ipocrisie e ammiccamenti a ciò che, invece, andrebbe combattuto e rimosso.

Eppure, ” confondiamo” emancipazione con arretramento civile e culturale.

La cattiva politica aiuta o alimenta questa confusione, questa ” devianza” che nulla ha da spartire con le diverse sensibilità, storie, appartenenze ,visioni o obiettivi.

La tenuta della società è bene primario che non può subire strumentali divisioni o opportunismi ( tra l’altro di corto respiro).

Prendiamo ad esempio il mondo giovanile, la linfa del presente e del futuro.

Il politicamente corretto ( cioè l’interessata ipocrisia) non consente di poter discutere del problema che le scuole sono ormai dei diplomifici, che il deficit tra i nostri studenti e il resto d’europa aumenta in maniera esponenziale, che il merito è stato demonizzato, che “la meglio gioventù” emigra, che solo i ricchi ridono.

Eppure il nostro è un paese che ha visto una “sedicente” sinistra quasi sempre al governo e che su questi temi avrebbe fatto bene a leggere interviste o scritti di Berlinguer, Paietta, Ingrao o Amendola ( dalla sinistra alla destra del PCI).

Per carità, figuriamoci leggere Gramsci o Russel 

La modernità ci porta ad un mondo dove ai fatti, al radicamento sul territorio, alla politica che rifiuta assistenzialismo e populismo, si sostituisce l’armocromia !!!!!

Per restare ai fatti basta leggere la Relazione Annuale al Parlamento sul Fenomeno delle Tossicodipendenze in Italia, presentata nel mese scorso e relativa all’anno 2022.

Una relazione che disegna uno spaccato drammatico del mondo giovanile prigioniero di droghe, alcol e psicofarmaci.

L’aumento di reati , risse e incidenti automobilistici ( gli ultimi fatti di cronaca ci segnalano incidenti in mare tra barche), violenze, stupri, omicidi,sono spesso collegati a questa che ormai è la nuova normalità.

In particolare, preoccupante è l’incremento nella fascia giovanile rispetto ai dati riferiti al 2021 (aumento dei consumi dal 18,7% al 27,9%) con un aumento rilevante soprattutto per cannabinoidi sintetici e NPS.  

L’uso di psicofarmaci (SPM) riportato nella fascia 15-19 anni arriva al 10,8% (nel 2021 era di 6,6%)  

Tra le sostanze psicotrope legali, la più diffusa è l’alcol, consumato nell’anno da circa 1milione e 900mila studenti di 15-19 anni. Per oltre 780mila studenti (33%) si è trattato di un consumo elevato che ha portato all’intossicazione alcolica e, tra i 18-24enni, la quota di quanti si sono ubriacati nell’ultimo anno è circa il 50%. La grande novità sta nel sorpasso di genere: nel 2022 sono state soprattutto le studentesse sia ad utilizzare alcolici (M=77%; F=79%) sia ad essersi ubriacate (M=29%; F=35%).

La cannabis è la sostanza illegale più utilizzata: circa 600mila (24%) studenti ne hanno fatto uso nel corso del 2022. Oltre 76mila (3,1%) ne riferiscono un uso quasi quotidiano, dato in aumento.

Vi è poi una parità o sorpasso di genere che dovrebbe fare drammaticamente riflettere: le studentesse di 15 e 16 anni, che presentano prevalenze di consumo uguali o superiori ai coetanei per quanto riguarda l’uso di cannabinoidi, di cocaina, oppiacei e alcol.

Sarebbe stato persino sensato attendersi un afflato tra tutti i partiti e le istituzioni per coinvolgere scuola, insegnanti,famiglie, sociologici, medici, ecc, in una discussione scevra da partigianeria per tutelare la vita dei nostri giovani.

Tutto è finito tra coloro che ritengono “figo” ed emancipato rendere legali le droghe, coloro che hanno un concetto di libertà che riporta allo scollamento di una società ( pericoloso per la democrazia) e quanti pensano che tutto si risolva dentro un aumento di pene o di repressione in genere.

Ognuno mette una bandiera ed evita, così, di affrontare un discorso complesso, dalle mille sfaccettature, ma che non può e non deve essere derubricato ad una ordinarietà da accettare.

Asserire che questi fatti stiamo bruciando presente e futuro significa essere etichettati quali persone reazionarie, pedanti, incapaci di connettersi con i cambiamenti.

Eppure è esattamente il contrario:

“Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi, può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità. La prova per questo obbiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita.”

Ultimo comizio di Enrico Berlinguer Padova 1984.

I giovani e la giustizia

“Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ingiustizia”.

Enrico Berlinguer.

I Giovani, lasciati in una scuola che non porta al sapere, che non seleziona il merito, a comportamenti autodistruttivi, non potranno mai divenire la leva che cambia ed evolve la società .

Lascia perplessi che questo tema non trovi spazio quasi ossessivo sui quotidiani e nel dibattito politico.

Sarà forse che da “onnivoro” lettore di quotidiani e settimanali sono passato ( con un senso di fallimento personale e generazionale) tra i tanti che preferiscono un buon libro e persino le parole crociate ad articoli che prima di leggerli già si percepisce e conosce la faziosità .

Da sempre i quotidiani hanno avuto un alveo di valori, di sensibilità che ne ha circoscritto l’ambito culturale.

La partigianeria, nel senso di approdo culturale, è un fattore positivo.

Chi scrive custodisce gelosamente e ben rilegati gli inserti relativi agli articoli dei primi dieci anni del quotidiano ” la Repubblica”

Ogni tanto cerco di respirare aria buona e li rileggo.

Sembra un altra era, un altro mondo: la critica non era mai la ricerca spasmodica di demolire un avversario, un governo,.

Era un continuo confronto che partendo dalla realtà dei fatti portava all’analisi politica e sociologica.

Sarà che invecchiando si guarda con passione al passato: ma quello era giornalismo che ha fatto crescere ed innamorare alla politica, al libero pensiero intere generazioni di giovani.

Naturalmente per educazione culturale rifiuto le valutazioni da un tanto al chilo, quindi vi sono eccezioni o addirittura una personale errata lettura del momento storico causata da un interpretazione del giornalismo ormai “demodé”.

Oggi si ha il sospetto che piuttosto che nelle redazioni alcune figure giornalistiche passino la maggior parte del tempo nei tolk show televisivi 

Resta di fatto, che i numeri di copie vendute siano molto deludenti.

Ciò non aiuta non solo il giornalismo ma, soprattutto, non consente una crescita della società , della libertà di pensiero.

La libera e autorevole stampa è un insostituibile pilastro di democrazia.

Naturalmente alla stregua di qualsiasi altra potente categoria ( qualcuno direbbe casta) è impensabile un dibattito che metta al centro la crisi del giornalismo, dei quotidiani, del loro rapporto con i cittadini, di un necessario rilancio magari con uno sguardo al passato che non è atto di pentimento ma di grande capacità rivoluzionaria

Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis.

(Marco Tullio Cicerone)

                                                                                                                                                                                                                                                                                                        Il Ghiro

 

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