FESTIVAL DI NAPOLI 1956

Festival della Canzone Napoletana

«Il mio racconto» – 4 ^Edizione

-1956-

 

Il 1956 si apre all’insegna della televisione, che rapidamente ha assoggettato gli italiani con trasmissioni nazional-popolari, come Lascia o raddoppia e con l’oscar come migliore attrice straniera ad Anna Magnani per il film “La rosa tatuata”. Festeggiano, anche se moralmente, le persone meno abbienti che viaggiano in treno; infatti, nei vagoni dal costo meno caro, scompare la “razzistica” scritta “terza classe”. Intanto, la R.A.I. è diventata -Radio Televisione Italiana- e, puntuale, organizza (tra piccole e grandi polemiche) la quarta edizione del Festival della Canzone Napoletana, programmando la fase finale della gara canora per il 21, 22 e 23 Giugno, al Teatro Mediterraneo. Le molte canzoni pervenute vengono affidate alle Commissioni esaminatrici che, dopo un lungo e  tormentato lavoro di selezione, ne ammettono 20 alla fase finale. La presentazione fu affidata a Nino Taranto, mentre gli undici cantanti, ai quali furono affidate le canzoni, furono come da routine accompagnati da due orchestre, dirette dai maestri Luigi Vinci e Mario Migliardi. Terminata la fase di preparazione, finalmente, come da calendario parte la gara canora e, tra  i borbottamenti dei bocciati e la soddisfazione dei promossi, si arriva alla serata finale e alla proclamazione dei vincitori. Tra lo stupore generale vinse la canzone GUAGLIONE, di Nisa e Fanciulli, cantata da Grazia Gresi e da Aurelio Fierro il quale, in coppia con Giacomo Rondinella, vinse anche il secondo premio con il brano SUSPIRANNO ’NA CANZONE, di Ettore De Mura e Renato Ruocco. La terza piazza fu assegnata alla canzone di Gaetano Amendola DINCELLO TU, cantata da Claudio Villa e da Franco Ricci. Tra le canzoni partecipanti (finaliste ed escluse) piace ricordare: PICCERELLA, di Peppino Mendes ed Eduardo Falcocchio, cantata da Claudio Villa e Giacomo Rondinella; PEPPENIELLO ’O TRUMBETTIERE, di Grasso, Chiariello ed Alfieri presentata da Pina Lamara e da Claudio Villa; e la nostalgica MANNAME ’NU RAGGIO ’E SOLE, di Tito Manlio e Lino Benedetto, cantata da Antonio Basurto e dall’indimenticato Nunzio Gallo. Per scelta (contestatissima) di programmazione televisiva, contrariamente alle attese del pubblico, la R.A.I. trasmise interamente solo due serate (la prima e la terza), mentre della  seconda serata ne fu mandata in onda solo una parte, nella tarda serata del 22 giugno. Durante lo svolgimento della gara canora, non mancarono le indecorose “claque” , assoldate da questo o quel cantante che, ad ogni ritornello, disturbavano con fischi l’esibizione dei cantanti ritenuti rivali. Come nelle precedenti edizioni, anche dal soggetto della canzone vincitrice, GUAGLIONE, fu realizzato un film dall’omonimo titolo, con Mario Girotti (poi Terence Hill), Dorian Gray e Tina Pica,per la Regia di Giorgio C. Simonelli.

Il racconto delle canzoni:

GUAGLIONE: Fra lo stupore di molti, vinse questa quarta edizione del Festival pur essendo stata la canzone meno votata fra le ammesse alla finale. Allegra e orecchiabile, invita il giovane protagonista, alle prese con le sue prime pene d’amore, a pensare al pallone e non agli affari di cuore. Il brano ha conosciuto molte versioni sia in Italia che all’estero;  in Francia, con il titolo di “Bambinò”, divenne un grandissimo successo di Dalida.

SUSPIRANNO ’NA CANZONE: La donna che ama gli ha detto di sì, e il protagonista di questo pittoresco quadretto napoletano, decide che l’intera città deve saperlo e partecipare alla sua gioia. Non importa se qualcuno protesterà al suo chiassoso passare; devono perdonarlo perché “ ’A Femmena cchiù bella ’e tutt’’o munno” gli ha detto di sì! 

DINCELLO TU: “Una sera triste senza luna, non l’ho più trovata ad aspettarmi”, racconta un innamorato lasciato dalla donna che ama e da quella sera, ogni sera, ritorna inutilmente allo stesso posto con la speranza di ritrovarla. Una sera, dopo l’inutile attesa, affida alla luna le sue ultime speranze, pregandola di essere ambasciatrice del suo amore: “Dincello tu”… sussurra, “ diglielo tu… fammélla riturnà”!

PICCERELLA: Nonostante fosse attratto da una bella “piccerella”, il protagonista della canzone, non cade nella trappola dell’amore che porta al matrimonio.

MANNAME ’NU RAGGIO ’E SOLE: La canzone napoletana diede eco ai sentimenti degli emigranti e fece di Napoli il simbolo della patria lontana. L’esempio ci viene dato da questa canzone, dove la  fantasia del poeta Tito Manlio affida ad una lettera il compito di portare un raggio di sole a chi vive lontano, per fargli sentire il calore e l’amore della terra natìa!

PEPPENIELLO ’O TRUMBETTIERE: In questa quarta edizione, Nino Taranto era il presentatore del festival e fu simpaticamente attratto da questa canzone presentata da Claudio Villa e Pina Lamara, tanto che la inserì, poi, nel suo repertorio. Il testo parla di un giovane e spensierato bersagliere napoletano che, fatto trombettiere, attira su di se le simpatie dei compagni d’armi. Ma quando un pizzico di malinconia entra nel suo cuore, l’allegro Peppeniello lascia la tromba e prende il mandolino, facendo cantare le belle canzoni della sua terra anche a chi non è napoletano.

Peppe Esposito

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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